mercoledì 18 aprile 2012

Greg Trooper Band & John Strada




14 aprile 2012 Teatro Sala Polivalente di XII Morelli (Ferrara)


Ancora una volta gli emiliani hanno dimostrato che cultura e gusto della vita possono andare a braccetto e in questo non sono secondi a nessuno. Hanno messo in piedi in un triangolo di strade e di campi al confine tra la provincia di Ferrara, Modena e Bologna, in paesi che nella loro rurale desolazione ricordano l'ambientazione de L'Ultimo Spettacolo sebbene attorno pulsa inconfondibile la grandeur del maiale in tutte le sue insaccature, la rassegna Il mito dell'America nella periferia emiliana con serate dedicate a Woody Guthrie, Bruce Springsteen e Bob Dylan.
Sono capitato nella serata di Bruce ed è stata una festa. Il teatro polifunzionale di XII Morelli è attiguo alla Chiesa Parrocchiale ma è gestito in modo pubblico come dire che Peppone e Don Camillo qui vivono ancora e allora sabato 14 aprile c'è un palco che ospita il rocker locale John Strada accompagnato dagli Wild Innocents e poi l'attrazione venuta fin qui dall'America, Greg Trooper. Ci sono più di duecento persone nel padiglione, tanti i locali presenti, di tutte le età e tanti quelli accorsi dalle provincie vicine, da Reggio, Modena, Bologna, qualcuno perfino da Roma, uno dalla Sardegna. L'atmosfera è da festa di paese, calda  e divertente ma appena si spengono le luci tutti rivolgono l'attenzione alle parole del presentatore che parla di sogni, ricordi e Springsteen e alle note dei musicisti che per due ore e mezzo scalderanno questa accogliente venue della Bassa. I tavoli sono pieni di gente e di gnocco fritto, la birra corre a fiumi, le ragazze e le donne sono belle e  cordiali, attente e partecipate anche loro, senza la spocchia della "figa" di città. L'ambiente è casereccio, ruspante, ma la cultura serpeggia tra bicchieri e affettati, in un tavolo si vendono libri su Kerouac, Monk, Dylan, Patti Smith, le persone parlano tra di loro, le loro vite, i film, i dischi, i concerti, gli amici presenti e andati. Bruce sarebbe contento di essere qui, celebrato tra gente semplice, affabile, nobile anche se uscita dalla campagna e dal duro lavoro, in un posto così informale e così italiano.  Apre John Strada, è l'eroe locale, il Bruce di questa landa d'Emilia, una terra che ha dato tanti Bruce e che ancora ne sforna perchè qui il rock n'roll come le moto, la nebbia, la velocità, la pasta tirata col mattarello e il maiale sono sacri. E allora via, John Strada coi suoi Wild Innocents infila una serie di rockacci scatenati che evocano nei suoni, nei refrain, negli assoli di chitarra il Boss ma anche tutta una stirpe blue-collar onesta, sudata, vera. John Strada canta bene in inglese, per vivere fa l'insegnante di lingue e ha vissuto negli Usa, esegue una tosta e riuscitissima versione di Growin' Up ma poi passa all'italiano con canzoni che si appiccicano al nostro immaginario, come in La notte che mi hai lasciato, Il Fuoco Dentro, Cavalli Selvaggi e La signora Rina, la vicina di casa che tutti abbiamo avuto almeno una volta nella vita e ci ha  rotto le palle per il volume del nostro stereo. John Strada  canta, salta, sguaina la Fender e concede un set al ragù gustoso e sincero, stradaiolo fino al midollo. Gli Wild Innocents pestano duro e poi declinano rootsy quando sono raggiunti sul palco dal fisarmonicista Banzi e insieme fanno sarabanda con l'hit locale, Tiramolla, una canzone che racconta la storia del paese XII Morelli, detto Tiramolla, tra dispute paesane e una chiesa da costruire. Esilarante.
Dopo Strada è la volta di Greg Trooper. (prosegui la lettura su Zambo's Place)

Mauro Zambellini 2012

(foto Marco Paltrinieri)

domenica 1 aprile 2012

Francesco Piu Ma-Moo Tones



Al terzo obiettivo Francesco Piu, giovane talento sardo al servizio del blues, centra il bersaglio, Ma-moo tones è il lavoro migliore della sua avventura musicale. Ci sono ottime canzoni nel suo disco, varie, scritte con la collaborazione di Daniele Tenca e rivolte ad un superamento dei luoghi comuni dei testi blues con qualche riferimento alla realtà sociale e al malcostume culturale che ci circonda, c'è una performance coi fiocchi sostenuta da una voce espressiva e multiforme, una padronanza dell'inglese credibile e ci sono chitarre che spaziano con brillantezza dalla lap steel al banjo, dalla chitarra resofonica alla acustica, dalla elettrica a cimeli d'epoca tipo una parlour guitar dell'inizio secolo (quello trascorso). Francesco Piu è una delle promesse del rinnovato panorama blues italiano e questo disco conferma la sua bravura, la sua versatilità, il suo spumeggiante entusiasmo che dal vivo, solo o in compagnia, è motivo di un approccio coinvolgente col pubblico. Nella sua performance c'è freschezza, fantasia, apertura mentale, modernità senza venire meno ai presupposti del blues, l'ortodossia è lontana, la standardizzazione una parola che qui centra come cavolo a merenda.
Ma-moo tones è disco acustico solo in parte perchè ci sono strumenti elettrici, le percussioni del bravo Pablo Leoni, l'eccellente armonica di Davide Speranza e una produzione oculata e maestra come quella di Eric Bibb. Il risultato è un blues acustico solo di nome perchè in realtà le undici tracce di Ma-moo tunes attraversano un mondo di blues contaminato dal reggae, dal soul, dal rock e da idee strumentali che allargano lo spettro espressivo delle dodici battute. L'iniziale The End of Your Spell il cui testo è sul potere deleterio della televisione è un rauco blues da trio elettrico con venature hendrixiane ed una armonica da J.Geils Band, la slide è acida e il ritmo martellante. Un apertura coi fiocchi per un disco che non cala mai di tensione, la seguente Over You gioca sulla risposta tra voce, chitarra resofonica e armonica mentre le percussioni creano un ritmo sincopato, Hooks In My Skin è parente del reggae, Pablo Leoni fa tutto in levare e Francesco Piu canta un blues aromatizzato Caraibi facendo la cosa più vicino a Eric Bibb del disco. Blind Track, altra composizione di Daniele Tenca è invece lenta e riflessiva mentre la scoppiettante Colors regala una voce colorata e persuasiva.
Bello il contrasto creato tra banjo ed il singhiozzante ritmo rock di Stand By Bottom, aria misteriosa ed echi Delta in Overdose of Sorrow dove compare Eric Bibb con la chitarra baritono e ancora Mississippi in Down On My Knees dove Piu apre la sua coscienza e chiede in ginocchio l'aiuto del Signore. E' il lato religioso del blues qui sviluppato attorno al lavoro della chitarra resofonica e al cantato "rapito" di Francesco. Più profana la versione di Trouble So Hard, un traditional riconsegnato in tutta la sua rauca e delirante asprezza. E' la prima delle tre cover del disco assieme alla rilettura di Soul of a Man di Blind Willie Johnson eseguita come fosse un chain gang blues e alla atmosferica interpretazione strumentale di Third Stone From The Sun di Jimi Hendrix dove Piu si sbizzarrisce con una chitarra dei primi del novecento.
Ma-moo tones (le maschere del carnevale sardo) è un disco brillante e Francesco Piu un bluesman da coltivare con cura. Buone nuove da Little Italy.

(Mauro Zambellini da Zambo's Place)