martedì 15 novembre 2016

John Strada > Mongrel


Se in posti come Nashville è da un secolo che suonano musica country, nessuno potrà aver da ridire se sulla SS9, la via Emilia, sono decadi che si suona il rock romantico di stampo springsteeniano. John Strada (alias Gianni Govoni) sulla via Emilia è una leggenda da molti anni e parecchi dischi. Nato al crocicchio fra le province di Bologna, Ferrara e Modena, recita la sua biografia.
Ma nulla di quello che avevamo ascoltato finora ci poteva preparare a Mongrel, il disco in inglese di John Strada & the Wild Innocents. Non c'è solo passione, nelle quindici tracce del CD. Ci sono belle canzoni, c'è ritmo, c'è entusiasmo, c'è danza, c'è groove. Ci sono brani sofisticati, grandi arrangiamenti, archi, l'organo ed il piano di Daniele De Rosa, la chitarra solista di Dave Pola, ci sono ballate, canzoni di Natale, danze folk, gioia di vivere.
Mongrel è uno dei più bei dischi di rock italiano anglofono (di Little Italy) che mi sia mai capitato di ascoltare. Realizzato in modo perfetto, senza nessun provincialismo e nessun complesso di inferiorità nei confronti degli originali. Mongrel è il Van Morrison della via Emilia, è lo E Street Shuffle della Pianura Padana. L'entusiasmo che mi trasmette ascoltarlo mi riporta ai tempi in cui tenevo la cassetta dei Rockin' Chairs sullo stereo dell'auto.

Ascoltate il ritmo di Who's Gonna Drive e He Was Magical, la dolcezza a la Pogues di Christmas In Magreb, l'atmosfera di Walking On Quicksand... la springsteeniana You've Killed My Heroes (ne facesse ancora il Boss canzoni così), la gioiosa danza di In The Fog. Non c'è un riempitivo.

Probabilmente il miglior disco italiano di quest'anno (e del New Jersey del decennio).