C'è stato questo disco, Jazz di Ry Cooder (WB, 1978), che ho molto amato e che puntualmente ancora torna sul mio stereo: jazz delle origini e delicati gioielli acustici. Allo stesso modo sto amando il disco jazz di Veronica Sbergia & Max De Bernardi, entrambi Red Wine Serenaders, la band a D.O.C. di old time music. Jazz cantato (sia al maschile che al femminile) effervescente, divertente, entusiasmante, che evoca un mondo che non c'è più ma una umanità che c'è ancora. Quindici gioielli standard del jazz, del ragtime, del folk, già sentiti magari da Ella Fitzgerald o Cab Calloway o Louis Amstrong, che risalgono agli anni '20 come a quelli della grande depressione (che a giudicare da queste canzoni pare che la gente prendesse con più spirito della depressione in atto oggi).
Quindici pezzi suonati acustici da mandolini, ukulele, chitarre, mandolini, washboard a tenere il ritmo trascinante, kazoo, armonica (del grande Sugar Blue), chitarra resofonica (Bob Brozman), che suonano come un'intera orchestra nonostante il suono sia rigorosamente mono e registrato (benissimo) in analogico da microfoni panoramici.
Impossibile pensare ad una musica più divertente ed al tempo stesso più toccante, come quando Veronica canta "uno di questi giorni ti mancherò, dolcezza, uno di questi giorni ti sentirai così solo…" o "sono stanca delle luci della città, stanca dei lustrini e sogno di tornare a casa sul vecchio fiume, mi manca il Mississippi e mi manchi tu" e Max "giù a Memphis nel Tennessee vive una ragazza di nome Simmy, ha un negozio di carne all'angolo e non puoi resisterle perché ogni volta che passi alla sua porta lei grida beedle-um-um, vieni a trovarmi se non hai nessuno, lei fa parlare i muti, correre gli zoppi, ti manca qualcosa se non hai nessuno…" o "vi dico che sembro uno straccione ma sono uno a posto, sono un vagabondo ed un giocatore d'azzardo e sto fuori tutta la notte ma mangio bistecca tre volte al giorno, ho un ventilatore che mi fa fresco ed un bimbo che gioca ai miei piedi, mi sono sposato e mi sono sistemato, ho un piccolo nido d'amore proprio qui in città, ho una famiglia e ne vado fiero e sono felice perché li amo, gente, sembro uno straccione ma sono uno a posto…"
C'è qualche cosa in questa musica, c'è qualche cosa in queste canzoni, una poesia ed una semplicità che abbiamo perso ma che non è troppo tardi per recuperare, perché queste sono "vecchie storie per tempi moderni", dentro c'è l'umanità, ed è ancora questo quello che vogliamo, sentimenti, valori ed una danza vivace che ci porti via i blues dal cuore. E nessuno lo sa fare meglio di Veronica, Max e i loro amici.
"Lascerò la mia vecchia chitarra, vorrei potermela legare al fianco per portarla con me, sono arrivato così lontano che non c'è nessuno che piange per me"
"Dio, l'ultima parola gentile che ho sentito dire da mio padre: se muoio nella guerra di Germania voglio che tu spedisca il mio corpo a mia suocera, se mi uccidono per favore non seppellire il mio corpo, preferisco restare fuori e che mi mangino gli uccelli. Sono andato in stazione, ho letto i segnali, se non arriva un treno dovrò camminare un bel po'... Il Mississippi lo sai è profondo ed è largo, posso stare di qui a vedere il viso della mia bambina dall'altra parte… ti rivedrò dopo che avrò attraversato il profondo mare blu"
L'etichetta discografica si chiama "Totally Unnecessary Records", ma non riesco a pensare ad una musica più necessaria... Distribuzione Audioglobe. Sito web Redwineserenaders.
1 commento:
Bellissima recensione, grazie
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