Lo scrivevo il 13 febbraio 2013 (già tre anni sono passati): neanche i miei sogni più selvaggi potevano prepararmi al suono che esce dal CD Happy Island (Isola Felice) del duo Hernandez & Sampedro. Avete presente Decemberists, R.E.M., Counting Crows? Potreste raccontarmi che è il loro disco che sto ascoltando, ed anche in questo caso si tratterebbe di uno dei loro più soprendenti lavori: una fusione di cristalline chitarre acustiche ed elettriche, evocativi cori ricchi di energia, intense melodie dipinte dei colori del cielo infuocato del tramonto...
Se c'è un capolavoro della scena del rock italiani anglofono, la scena di Little Italy, quello era Happy Island. Come affrontare l'ascolto del suo seguito? Con aspettative, con timore, con speranza. Tutte svanite come neve al solo quando alla fine ho sfilato il CD dalla bella copertina (nella tradizione di Route 61 - una attenzione grafica analoga la aveva la Cramps Records...) per infilarlo nel lettore dello stereo. Hernandez & Sampedro sono una realtà, ed il nuovo disco è bello come il precedente.
No: è più bello.
Non era facile restare fedeli ad uno stile perfettamente centrato e crescere al tempo stesso, per non ripetersi. Il duo ha deciso di risolvere la cosa in modo salomonico: dividendo il nuovo album in due facciate precise, la dicotomia del titolo; elettroacustica la prima, dalle chitarre elettriche la seconda.
Cinque canzoni di qui, cinque di la, come vuole la regola dei dischi in vinile. Dieci gioielli. Sulla prima facciata vengono rievocati non solo i cori noti, che riportano allo stile frizzante e romantico dei citati R.E.M., Decemberist e bella compagnia (Rescue Me, Rainbow), ma anche si riconoscono gli ingredienti amati dei dischi di CSN&Y (Time To Go) dei Beatles (Everywhere You Go) e persino di Simon & Garfunkel, il tutto senza mancare di personalità.
La seconda facciata fa cantare le chitarre elettriche. Mauro Sampedro fa suonare le sue sei corde come un gruppo surf californiano, nella potente, evocativa ed esaltante Dangerous Road, che infatti alla fine porta alla mente anche il west di Ennio Morricone che è esplicitamente omaggiato nello strumentale lento che prende il titolo di Morricone, colonna sonora per un western della fantasia.
Hate & Love è rock'n'roll, Rise Up è un anthem, On The Verge Of Insanity è un hit.
Evidentemente Hernandez & Sampedro ci tenevano a marcare, con una linea decisa, la differenza fra il passato ed il presente. Ma io credo che perfino meglio sarebbe stato shakerare le canzoni, che in realtà si fondono perfettamente, e che diverse alla fine non sono. Perché se il disco è di una bellezza commovente, diventa ancora più bello ascoltato in shuffle, in ascolto casuale, lasciando che le chitarre elettriche ci facciano danzare fino al cielo, e che quelle acustiche ci lascino chiudere gli occhi, sognanti.
Bella l'idea di far udire, fra i brani, il rumore della puntina che gratta i solchi; un modo per sottolineare le nostre radici di rockers.
Come direbbe Woody Allen, non ci sono classifiche nell'arte; le graduatorie vanno bene per l'atletica leggera e per il baseball. Ma al netto di questa verità, Dichotomy è il disco manifesto della scena di Little Italy. Que Viva Hernandez y Sampedro!
In California sarebbero al numero 1 delle classifiche, e dovremmo spendere un biglietto da 100 dollari per vederli suonare in uno stadio.
Hernandez & Sampedro : The Blue Cut
1. Dangerous Road
2. Rescue Me
3. Hate & Love
4. Rainbow
5. Morricone
6. Get Up From Your Grave
7. Rise Up
8. Time To Go
9. On The Verge Of Insanity
10. Everywhere In The World