lunedì 3 febbraio 2014

Mean Streets (come funziona Little Italy)


Di tanto in tanto me ne vengo fuori con un capolavoro made in Italy, e magari a voi lettori viene il sospetto che (a) io stia recensendo un amico o (b) sia di manica larga perché si tratta di musicisti italiani. D'altra parte metà della stampa pubblica marchette e ha rinunciato da un pezzo alla critica.
La verità è che nel nostro paese esiste una scena rock che trabocca di entusiasmo, di talento e di voglia di farcela, che purtroppo trovo sempre meno nei dischi "originali" americani e meno che mai nel mio amatissimo brit rock.
È una scena che si meriterebbe riviste, recensioni, passaggi in radio, concerti affollati e magari anche un bel festival (Ermanno, sei in  linea? Un bel Festival di Little Italy, come ti suona l'idea?)

Vi spiego dunque come funziona Little Italy: ricevo un disco o un file musicale quasi ogni giorno ma non ne recensisco più di un paio al mese. Già questo da la misura di quanto forte sia la selezione. Recensisco solo i dischi che mi fanno alzare le orecchie, quelli che ascolto perché ne vale la pena, quelli che mi porto anche in auto perché non mi stanco di ascoltarli. Dischi come quelli di Sugar Ray Dogs, Hernandez & Sampedro, Carugi - per citare gli ultimi - valgono qualsiasi disco a quattro stelle made in USA, e sarebbe un peccato se voi li ignoraste.
Per scelta scrivo solo dei dischi che mi piacciono. Mi sembrerebbe un'arroganza da maestrina considerarmi il giudice del lavoro altrui stabilendo ciò che è bello e ciò che è brutto (io che non so suonare neanche gli accordi della Canzone del Sole). In effetti non mi definisco un critico musicale, ma un cronista musicale. Consiglio a chi mi legge cosa ascoltare e non cosa non ascoltare (a meno che non si tratti di Bob Dylan).
E sono sempre assolutamente sincero.
A nessuno piace non piacere, a nessuno che ho conosciuto piacciono le critiche. Vale anche per me, immagino: accetto le critiche soprattutto se non me ne fate... ;-)

Ogni volta che ho risposto ad un musicista: "non scrivo del tuo disco perché non mi piace abbastanza" qualcuno si è offeso ma la maggior parte lo ha accettato.
Intanto perché non dico: è bello o brutto, ma "mi piace" o "non mi piace". E parlo per me, non per tutto il mondo.
I miei criteri di giudizio sono elevati, misurati sulla stessa scala che uso per ogni grande o piccolo artista internazionale. E sono giudizi sinceri perché è una mia caratteristica incisa nel DNA e perché io scrivo per i miei lettori.
Mi sono fatto molti amici fra i musicisti scrivendo di loro, ma mi faccio un punto d'onore e a dichiararmi deluso quando un loro disco non mi convince.
Anche in questo momento, ho un paio di nuovi dischi da recensire: uno è di una band che non conoscevo che mi ha conquistato, l'altro è di uno dei miei preferiti gruppi nazionali che però questa volta ha inciso un disco che alle mie orecchie suona mediocre. Lo scriverò, e spero che non me ne vorranno, ma che apprezzino a maggior ragione i complimenti che ho usato per i lavori precedenti.

Perché se scrivo che un disco è molto buono, potete scommetterci che mi è piaciuto davvero. Non c'è diplomazia per le mean streets di Little Italy.

Nessun commento: