lunedì 21 ottobre 2013
Claudio Milano l'intervista
Abbiamo una lunga intervista con Claudio Milano, uno dei più dotati cantanti della scena nazionale, ed autore del recente opus magnum dei due doppi Bath Salts e L'Enfant et le Ménure.
Decisamente inconsueto il formato di un box in 4 dischi. È un unico lavoro in quattro atti, o sono 4 registrazioni distinte?
Si tratta di 2 differenti progetti, un doppio audio-libro a nome inSonar, un altro a nome NichelOdeon. Il box è solo una scelta per chi avrà voglia di acquistare ambo i lavori ad un prezzo ridotto ed in edizione limitata.
Distinti per tema, per momento di realizzazione, per band?
C'è di fatto differenziazione per ciascuno dei tre elementi che citi. Il tema di Bath Salts dei NichelOdeon è quello del cannibalismo nei rapporti interpersonali nell'epoca contemporanea e attorno a questo tema, con una variante più intimista per il primo capitolo, D'Amore e di Vuoto e una con lo sguardo più rivolto a quanto mi capita di vedere nella società odierna, in Di Guerre e Rinascite, secondo capitolo, ruotano le riflessioni contenute in parole e suoni, ad esse strettamente collegati. L'Enfant et le Ménure è un disco diviso in due momenti più netti, uno, L'Enfant, è un album a concetto che parla di come i bambini siano in grado di trasformare attraverso la loro immaginazione, l'orrore in meraviglia. Sono loro a parlare in prima persona e senza retorica, come in un fumetto agrodolce, della scoperta della vita. Dal rapporto con la loro famiglia a quello con gente che si relaziona a loro, li illumina, li tradisce fino a provare ad ucciderli dentro, come in Dieci Bambini Cacao e in L'Estasi di Santo Nessuno, ma non riesce a piegarne il potere creativo (Hamelinvoice, dedica al mistico Daisaku Ikeda, guida mondiale del movimento buddista laico Soka Gakkai). Il secondo dischetto, Ashima, nome tratto da una splendida leggenda giapponese, parla del viaggio reale o metaforico come mezzo per la costruzione del sé.
L'Enfant et le Ménure è disco frutto di quasi tre anni di lavoro, Bath Salts è stato concepito in un anno, anche se un brano incluso, Giulia, è stato scritto nel 1994, a testimonianza di come questo sia un disco che ripercorre l'intero mio percorso umano e creativo e funga da sintesi e quadratura di un cerchio. In nessuno dei due casi è possibile parlare propriamente di band. Si tratta di progetti/laboratori sonori e multimediali. InSonar è nato come duo grazie alla collaborazione con Marco Tuppo, per divenire poi laboratorio internazionale di networking. NichelOdeon è nato dalla stretta e diretta collaborazione con Raoul Moretti, Pierangelo PANdiscia degli Enten Hitti, Vincenzo Zitello, Paolo Carelli dei Pholas Dactylus, Fabrizio Modonese Palumbo dei Larsen, Effe Luciani, autore dell'emozionante concept visivo e un'altra trentina di artisti che hanno animato cinque decadi di avanguardia italiana e non.
Mi dici qualche parola in più su ognuno dei lavori?
a) D'amore e di vuoto
È il disco che parla del crollo delle certezze, dell'abbandono, del tradimento ed è un dischetto assai intimo, anche nel senso più erotico del termine. Lo fa con un carattere emotivo come in Un Posto Sicuro o nella confessione di Ricordo d'Infanzia che parla di uno stupro; con rabbia come in 7 Azioni (Musica per la Carne), con i fantasmi che aleggiano nella rilettura di (This Side of) The Looking Glass di Hammill, ubriaca di spettri che aleggiano tra le parole cantate con la testa tra le corde di un'arpa elettrificata, con il tema pastorale e carico di vita di Desiderio Nascosto con un Vincenzo Zitello in stato di grazia.
b) Di guerre e rinascite
È il disco dello sguardo sulla storia e il suo alternarsi di corsi e ricorsi, quello che parla di una cultura occidentale ormai morta, che, credo, si risolleverà solo grazie alla volontà di credere nelle sue risorse e nella potenza degli affetti, quel qualcosa che porterà a guardare all'altro da sé come ad una risorsa e non una minaccia, cosa che certo comporterà lo sforzo di raccogliere un fiore “ma da un cespuglio che cresca mezz'ora almeno dalla casa dove stai”, come nella profetica lirica di Brecht che chiude il lavoro. Credo che il tema che si evince principalmente dal disco sia la necessità della cultura attuale di autodistruggersi attraverso una nuova guerra per poter rinascere attraverso un nuovo equilibrio economico e sociale. E'un tema che viene affrontato come in L'Urlo Ritrovato e Johnny dei Pirati, attraverso un'ironia a denti serrati, in Trittico 50 mg con uno spirito più aggressivo, smorzato però da un'impianto vocale che fa il verso alle visioni di Tim Burton e Danny Elfman. In Finale (Ninna Nanna) si parla invece di smembramento dei corpi. Una delle mie recenti ossessioni è il finale del Profumo di Suskind. Sento che il corpo non viene più percepito come tempio, né come macchina, ma come merce. In America sono istituzionalizzate cliniche per la vendita legale di organi da parte di gente che da viva si farebbe a fette per potere pagare i propri debiti. In India le famiglie vendono i figli al mercato nero, consapevoli che questi bambini saranno fatti a pezzi e venduti come carne da macello, tanto più valida quando un 0cchio è di un certo colore, una gamba è più lunga, un rene è più giovane. Immagino a breve padri che si lasceranno fare a pezzi per garantire alle proprie famiglie di sopravvivere e il peggio è che questa è già realtà. Del resto, il sospetto che nei ristoranti cinesi si mangi carne umana (dove sono le centinaia di cinesi che muoiono in Italia?) è cosa antica.
c) L'Enfant
E'un disco giocoso dove la ricerca timbrica per voci e strumenti è condotta a conseguenze davvero estreme ma senza necessità di pagar pegno al concetto di avanguardia come qualcosa di noioso, pesante. La messa buffa di The Simpson sing Gounod scritta per la performance My Personal Holy Family di Marc Vincent Kalinka alla Biennale di Venezia 2011 ne è un esempio e lo stesso di può dire di Menura Latham con Mastelotto a giocare con le percussioni in maniera formidabile e Thomas Bloch ad un Onde Martenot che sembra provenire dalla fabbrica di doni di Babbo Natale.
d) Ashima
E' l'emblema della contaminazione dei linguaggi. La torre più alta ne è un esempio vero, in mezzo c'è di tutto, canti mongoli e mediorentali (Albert Kuvezin e il M° Roberto Laneri), sitar (Jonathan Mayer), mandolini (Michele Bertoni), il sax free jazz di Nik Turner, un clarinetto di tradizione ebraica dalle dita e le labbra di Michael Thieke ed Elio Martusciello, l'elettronica di Dieter Moebius e Mattias Gustaffson. Medina poi è incantevole con quel theremin da un'altra dimensione di Thomas Grillo, le atmosfere orientali di Tuppo, le percussioni elettroniche di Stephen Flinn. Stessa cosa per il viaggio interiore di Liberami con un finale mozzafiato pura marca Elliott Sharp; per la versione suadente di Warszawa con sezioni strumentali pazzesche che alteranno assonanze e dissonanze, i voli pindarici del violino di Gordon Charlton e le percussioni di Calloni; per l'ammorbante sezione di fiati di Dana Colley su Gallia #2. Un biglietto per un viaggio senza ritorno e a bassissimo prezzo.
Come sei "diventato" cantante?
Ho iniziato a 3 anni, non ho mai smesso.
Mi racconti qualche cosa della tua carriera fino ad ora?
Mi sento troppo vivo per poterne parlare retrospettivamente. So solo che ho lavorato e lavoro da quando avevo 13 anni spaziando tra musica, teatro, arti visive, performance e video, cercando sempre più di fare di me stesso suono, colore, immagine, una piccola palla di carne, ossa, fluidi e peli triturata e servita calda e in continuo mutamento.
Quali cantanti italiani ti hanno più influenzato?
Purtroppo, in Italia la cultura del bel canto c'ha fottuto tutti e in alternativa ci ha regalato fenomeni di birignao e di raucedine, gente che si canta addosso e basta. Tra le voci femminili, facendo slalom tra gli album meno segnati da esigenze di mercato, Giuni Russso in Energie, A Casa di Ida Rubinstein 2011, Signorina Romeo live; Mina in Dalla Bussola 1972, Minacantalucio, Dalla Terra, Napoli (1996) con un grande Danilo Rea; Milva nei suoi lavori brechtiani, in Live at the Bouffes du Nord con Piazzolla, in La Vera Storia di Berio; Alice in Melodie Passagére; Antonella Ruggiero in Libera; Katya Sanna in Il Chiarore Sorge due Volte dei Dunwich; Mia Martini in Miei Compagni di Viaggio. Tra le voci maschili, Giovanni Lindo Ferretti, poi, esclusivamente come riferimento tecnico, Stratos in Maledetti, Arbeit Macht Frei, Caution Radiation Area e Mr Doctor dei Devil Doll che vorrei tanto tornasse a produrre qualcuna delle sue meraviglie. Ho sempre trovato interessante la scansione ritmica del canto di Miro Sassolini, assai evocativo, interessante Pelù prima di 17 Re (già da questo album è diventato la caricatura di sé stesso, vizio tutto italiano), emozionante il cantante dei Deasonika, Massimiliano Zanotti e il declamare di Clementi. Divertente John De Leo prima dell'innamoramento ossessivo per Bobby Mc Ferrin. Le voci di Carmelo Bene, Danio Manfredini, Massimo Arrigoni rimangono poi dei fari per me, del resto, il mio modo è sospeso tra teatro e voce.
...e cantanti e musicisti in generale, anche fuori dall'Italia?
Le voci che più mi hanno segnato sono senz'altro straniere, Diamanda Galas, Peter Hammill, Chet Baker, Tim Buckley, Nina Simone, Phil Minton, David Sylvian, David Bowie nel periodo che va da metà anni '70 a primi anni '80, Mike Patton lontano da Faith No More e da canzoni da balera, Burzum, Meredith Monk, Nico, Lisa Gerrard, Dagmar Krause, Joan La Barbara, Arrington De Dionyso.
Parlando di suono non necessariamente vocale, per risponderti scorro i cd ascoltati nell'ultimo mese e traggo nomi di autori o interpreti, dunque, oltre ai nomi già citati e relative band: Scott Walker; Univers Zero; Xiu Xiu; King Crimson; The Work; The Velvet Underground; Bauhaus; Virgin Prunes; The Liars; Bjork; Syd Barrett; John Coltrane; Penderecki; Ligeti,; Zbigniew Preisner; John Cale; Radiohead; Sun O)); Carla Bozulich; Current 93; Swans; Joy Division; Mark Hollis; Robert Wyatt; Antony & the Johnsons; Soap & Skin; Art Zoyd; Tuxedomoon; The Residents; Einsturzende Neubaten; Bark Psychosis; Butcher Mind Collaps; Jeff Buckley; Alice in Chains; Franco Battiato; Fabrizio De Andrè; Angelo Branduardi; Luigi Tenco; Ivano Fossati; Alessandro Grazian; Faust'O; CSI; CCCP; Tom Cora; The Ex; Ulan Bator; Sigur Ros; Kate Bush; Peter Gabriel; Spires that in the Sunset Rise; Stefano Ferrian; Dalila Kayros; Il Babau e i Maledetti Cretini; Kurai; Led Zeppelin; Patty Waters; Albert Ayler; Nate Wooley; Burkhard Stangl; Alio Die e Mariolina Zitta; Derek Bailey; Gavin Friday; Schoenberg; Bach; Beethoven; Olivier Messiaen; Luigi Nono; Fabrizio Modonese Palumbo ed Ernesto Tomasini; Othon Mataragas; Meredith Monk; Alberto Lo Gatto; Enzo Lanzo; Kurt Weill; Danny Elfmann; Nick Cave & the Bad Seeds; Popul Vuh; Nina Hagen; Brian Eno; High Tide; Comus; Stravinskij; Ravel; Debussy; Faurè; Tchaikovsky; John Zorn; Lucio Battisti; Zeena Parkins; Joanna Newsom; Janis Joplin; Tool; Nuova Compagnia di Canto Popolare; Nusrat Fateh Ali Khan; Heinz Reber & Thomas Demenga; Incredible String Band; Goldie; Portishead; Skrjabin; Carlo Gesualdo da Venosa; i Carmina Burana originali e i Canti delle Crociate; Jaques Brel; Uri Craine; Rachmaninoff; Billie Holiday; Mats Gustaffson; Aris Christofellis; Angelo Manzotti; Tiziana Ghiglioni; Paola Tagliaferro e Max Marchini; Amelia Cuni e Werner Durand; Cecilia Bartoli; Sandy Dillon; Josephine Foster; Maria Callas; Giuseppe Di Stefano; Natalie Derome; Marika Klambatsea; Tom Waits; Bachi da Pietra; Bach; Djivan Gasparyan; Massacre; Sebastiano De Gennaro; Fabio Orsi e Valerio Cosi; Beatles; Beach Boys; Blur; Kula Shaker; John Martyn; Roy Harper; Claudio Rocchi; “Aria”Alan Sorrenti; David Torn; Smog; Mark Elliott; Meira Asher; Sigthings; Pop Group; Viviane Houle; Pholas Dactylus; Faravelli/Ratti; Aranis; Quodia; Carne Nera; Doubleganger; Kronos Quartet; i Garden Wall dei fratelli Seravalle. Ascolto tantissima musica, non appena qualcosa mi prende di soppiatto alla schiena ribaltandomi mezza prospettiva, è finita, si ricomincia tutto da capo, o quasi.
Hai una definizione (o più di una) per la tua musica?
“Il mio nome è legione”.
Quanto ti ha soddisfatto il box?
Completamente, tant'è che sto iniziando a diventare scontroso nei riguardi di chi mi aggredisce verbalmente prima, durante e dopo i concerti, come assai di frequente capita, come artista da strada ho subito anche delle aggressioni fisiche e non è una bella esperienza. Senza fare alcun voto ad arroganza, rabbia e frustrazione, ho solo la consapevolezza che per anni ho incassato, ora sto iniziando a reagire. Arriverà presto la saggezza che mi porterà ad ascoltare con il dovuto distacco.
Come va?
Ho avuto gravi problemi di salute che mi hanno accompagnato per diversi mesi. A monte di tutto mi sento più sereno e l'uscita di questo box è stata la cura migliore assieme all'affetto dei miei familiari e di alcuni miei collaboratori. Dunque, molto meglio, grazie :)
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complimenti
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